Dall’Everest l’urlo di gioia in friulano di Manuela Di Centa

24-5-2003. E poi dicono che le mamme queste cose non le possono sentire. Ieri mattina, poco prima delle 8, è stata infatti la signora Maria Luisa Di Centa a chiedere al figlio Giorgio di telefonare a Manuela, impegnata dall’8 aprile scorso nell'”Everest Speed Expedition“. L’azzurro del fondo ha provato a chiamare la sorella, convinto che non avrebbe mai preso la linea. Invece…
“Aveva sicuramente appena aperto il telefonino, perché gli 8848 metri di quota erano stati raggiunti solo pochi minuti prima. Mi ha risposto subito urlando: i soi rivade in som, i lai fate” dice Giorgio e fa sorridere, oltre che inorgoglire, sapere che nel silenzio dell’Everest è risuonata la musicalità della lingua friulana.
“Prima di chiudere la brevissima conversazione mi ha detto che a 200 metri dalla vetta la fatica era diventata insostenibile. Poi però il suo carattere è uscito fuori. Mi resterà sempre impressa la sua ultima frase prima di salutarci: i soi madure come un per!” ricorda sorridendo Giorgio che, come del resto il fratello Andrea, ha poi risentito Manu, accompagnata in cima dallo sherpa Pemba Dorije, nel primo pomeriggio:
“Era arrivata al Campo IV al Colle Sud, a quota 7950 metri e lì ha trascorso la notte- dice Andrea- Posso immaginare quanto sia stanca: per arrivare in vetta ha camminato, in che condizioni è facile immaginare, per dieci ore e ci ha messo altre sei-sette ore per rientrare al Campo”.
Impossibile fermarsi per prendere fiato, la temperatura (-30 gradi) e il vento non lo consentivano:
“Mi ha detto che quando si è tolta il guanto per scattare la fotografia in cima all’Everest ha rischiato il congelamento” aggiunge Andrea.
C’era molta preoccupazione in casa Di Centa per questa nuova avventura di Manuela:
“Ma non siamo ancora tranqulli- dice Giorgio, che non aveva nascosto nelle scorse settimane le sue perplessità sulla scelta della sorella- A quelle quote non puoi mai sapere come il fisico risponde. Nei giorni precedenti, infatti, Manu ha accusato un forte mal di testa mentre il suo compagno Fabio Meraldi (che ha fallito, a causa del gran freddo, la salita e discesa dell’Everest in giornata senza aiuti esterni ed ossigeno, ndr ) ha più volte vomitato. Mi tranquillizzerò solo quando saranno arrivati al Campo Base, a 5900 metri”.
Non sarà una passeggiata, come si può facilmente immaginare: questa mattina la Di Centa e Meraldi inizieranno la discesa verso quota 7400 metri, al Campo 3. Il ritorno in Italia è previsto fra un mese.
“E’ pazzesco l’interesse dei mass media per il raggiungimento di questo obiettivo- conclude Giorgio- Ieri mi hanno telefonato tutti i giornali italiani, volevano sapere di tutto e di più. Era dai tempi dei successi olimpici di Lillehammer che non accadeva una cosa simile”.


(dal Gazzettino)