15/5- COMBINATA: dopo 3 Olimpiadi Giuseppe Michielli si ritira

15-5-2014 Giuseppe Michielli saluta l’agonismo. A pochi giorni dal compimento del ventinovesimo compleanno, il poliziotto tarvisiano annuncia l’addio alle competizioni, ma non al mondo della combinata nordica: «Spero di far parte del nuovo staff tecnico azzurro – afferma “Ciusso”, protagonsita alle Olimpiadi di Torino, Vancouver e Sochi -. Ho dato la mia disponibilità a restare nel settore, anche perché mi era già stato chiesto in passato se la carriera di allenatore mi potesse interessare. Nei prossimi giorni ne saprò di più».
Quando hai deciso di smettere?
«Solo pochi giorni fa, dopo un mese di tranquillità e riflessione. Sapevo da tempo che dopo i Giochi avrei fatto una seria valutazione sul mio futuro e così è stato. Ad aprile ho capito che non avevo più la volontà necessaria per essere un atleta al cento per cento».
Se in stagione fosse arrivato qualche risultato in più, avresti continuato?
«Penso di sì. Del resto sono i risultati che consentono di mantenere alta la motivazione. Negli ultimi anni ho sempre fatto fatica: è arrivata qualche buona prestazione, ma c’era la necessità di avere più continuità e conferme, considerando che la stagione agonistica dura da dicembre ad inizio marzo, ma si lavora complessivamente 11 mesi; di conseguenza le gratificazioni sono fondamentali per non mollare di testa».
Hai raggiunto il massimo delle tue possibilità?
«Potenzialmente ero un atleta da prime 10-15 posizioni stabili, ma mi è mancata la testa».
All’interno del gruppo azzurro il tuo ruolo è stato però fondamentale, in quanto puoi essere considerato il fratello maggiore dei componenti la miglior generazione di sempre della combinata italiana, che vede nell’altro friulano Alessandro Pittin il leader.
«Ho iniziato 10 anni fa in Coppa del Mondo quando la squadra praticamente non c’era; da quel momento si è formato un gruppo di ragazzi in grado di raggiungere risultati importanti ed io mi sono sentito assolutamente coinvolto in questi successi».
Cosa ti mancherà della vita da atleta?
«Sicuramente il trampolino, perché una sciata la puoi sempre fare, magari partecipando alle gare zonali, mentre saltare è molto più complicato se non sei agonista. E poi, se non sarò chiamato nei quadri tecnici, avrò di certo una gran nostalgia di tutto l’ambiente della combinata».

di Bruno Tavosanis, dal Gazzettino